Once again, dopo la pausa rilassata delle lunghissime vacanze di Natale, i giorni hanno ricominciato a volare e le 24 ore sono un’eterna coperta corta.
Togliere al sonno per dare alle attività, togliere al lavoro (in senso generale) per inserire un pò di riposo o di entertainment.
In ogni caso, resta l’ansia di riuscire a fare tutto e forse anche qualcosina in più, mentre è già iniziato il countdown per il ritorno (12 gennaio – 12 febbraio, ma non sono ancora 4 settimane).
Mentre nella gabbia dell’orario lavorativo capita di dover diluire i task per non evitare di girarsi i pollici del tutto, appena usciti dall’ufficio è tutta una corsa per conciliare necessità quotidiane e interessi vari.
Non solo, usciti dal tunnel del ghiaccio e della neve, il tormentone quotidiano delle previsioni meteo resta e si rafforza, ora che il tentativo di sfruttare gli ultimi weekend rimasti visitando i dintorni, si scontra con un ritorno di caro irish bad weather (leggi “pioggia”).
Dalla finestra accanto ad un lampione diventato ormai caro, vedo Derry sfilare: aspettare il bus alla fermata, attraversare al semaforo, entrare nel negozio di fotografia o in un non ben identificato shop/tabacchi, dirigersi all’ingresso del centro commerciale oppure al Diamond.
Sulla strada per l’ufficio la mattina il sole fa capolino dietro il Waterside e il commesso di un negozio di vestiti da uomo accende il pc nella postazione dietro la vetrina ad angolo sulla strada. Ogni giorno all’ora di pranzo la panetteria/pasticceria sotto l’ufficio mi tenta con ciambelle e bignè vari, mentre alla fine dell’orario di lavoro trovo il buio e quasi tutti i negozi in procinto di chiudere.
A proposito di fretta e tempo che non basta mai, cercando di battere la deadline della biblioteca, oggi altri due capitoli del libro sono stati macinati, anche se devo ammettere, sorvolando leggermente su molti e trascurabili dettagli.
In sostanza, dopo la preistoria e i celti, il libro si occupa dei Vikinghi e dei Normanni. I primi, fondarono Dublino e per un periodo presero il controllo di parte dell’Irlanda, mentre con l’arrivo dei secondi comincia il dominio inglese sull’isola. Ecco come viene riassunto il tutto:
“The invasion of Ireland took place in 1169, when an exiled King of Leinster, Dermot MacMurrough, fled to England and invited all comers to return to Ireland and help him to regain his throne. Parts of Ireland were the reward.
In the end, it resulted in the King of England, Henry II, following those first invaders, and drawing Ireland into a drawing kingdom that stretched all the way down the west coast of France. So began an occupation of the island, either totally or partially, that has continued uninterrupted, ever since.”
Mi ha colpito il passaggio subito successivo:
“Yet, the invasion was less by the English as we might understand it now, and more from England. The Statute of Kilkenny contains a hint towards its cultural origins: it was drawn up not in English but in French.
If the Irish want to blame anyone for the genesis of a lenghty, strife-ridden occupation that has lasted almost a millennium, they might as well look towards France.
Although, they could direct a little anger at the Norwegians, or possibly the Welsh, or even Rome.
And they could hold over a little disdain for the Flemish while they’re at it. And there were, obviously, a few Irish in there too; although history has ensured MacMurrough’s supposed betrayal of Ireland has lingered in the collective memory.”
I Normanni erano Vikinghi stabilitisi nel nord della Francia e diventati cristiani che avevano conquistato territori un pò dappertutto nel Mediterraneo. Tra le altre cose, avevano conquistato anche il regno d’Inghilterra: alla metà del 1100 il re normanno d’Inghilterra è un certo Enrico II, pronipote di quel William il Conquistatore che aveva portato i Normanni in Inghilterra.
Enrico II aveva in mente di conquistare l’Irlanda ma aspettava il benestare del papa Adriano IV, il quale secondo alcune fonti sembra gliel’abbia concesso attraverso un documento, allo scopo di riportare all’ordine la chiesa d’Irlanda, diventata sempre più indipendente.
Uno dei tanti sovrani dei regni in cui l’Irlanda era divisa, MacMurrough, dopo essere stato cacciato dai suoi domini, chiese ad Enrico II di marciare sull’isola per distruggere il suo rivale e restituirgli il suo regno.
Enrico rispose di no, ma scrisse una lettera dando la sua benedizione a chiunque avesse voluto aiutarlo.
I vari sovrani d’Irlanda erano spesso in lotta tra di loro per il potere e il controllo sul territorio, ma in questo caso a far scattare il meccanismo che portò Enrico II a conquistare l’Irlanda, fu una donna.
“Yes, Ireland would probably have been invaded by England at some point in time; and, yes, the complexities of the Irish rivalries had reached a climactic moment.
Yet, among the main reasons why the Anglo-Normans invaded when they did, why Ireland began its 800 years-and-counting of occupation, is because of a bit of hanky-panky between people who really should have been old enough to know better.”
Infatti MacMurrough aveva rapito la moglie di un altro sovrano, O’Rourke, con la quale aveva una relazione e fu questo a far sì che venisse costretto a lasciare il suo regno.
Invece di desistere, decise di cercare aiuto all’estero e dopo aver provato con Enrico II, continuò con altri baroni normanno-gallesi, tra cui un certo Strongbow (Riccardo di Clare).
Questo baroni accettarono di invadere l’Irlanda e lo fecero con tale successo che Enrico II cominciò a preoccuparsi che diventassero troppo potenti.
Il re d’Inghilterra decise così di entrare in campo e prendere in mano la situazione: non dovette nemmeno combattere, gli bastò presentarsi sull’isola con le sue truppe affinché gli altri sovrani e baroni si arrendessero.
Un’ultima nota interessante riguarda le lingue:
“Before the Anglo-Norman invasion, the two languages of Ireland had been the Gaelic spoken by the ordinary people and Latin as used by the clergy.
The Normans added English and the Norman-French that was then the language of their ruling classes.“