Ormai ci siamo: ultimo giorno a Derry, la valigia pronta e il biglietto per stanotte.
Negare è inutile. Game over.
In tre mesi ho scritto molto più di quanto avrei osato sperare, anche se tanto altro ci sarebbe stato da scrivere o da notare.
L’ultimo giorno si svuota il frigo e si finiscono gli avanzi: anche su questo blog c’è una discreta lista di spunti non sviluppati che non merita il cestino.
Capelli e Derry girls:
L’attività commerciale più diffusa a Derry sono i saloni di parrucchieria: da uomo o da donna, sono grandi, chic e ovunque.
Le ragazze, oltre ad andare in giro con tacchi o zeppe altissime e senza calze nè cappotto in mezzo al gelo, adorano le cotonature e danno vita con i loro capelli ad impalcature dotate di vita propria, un po’ anni ’60.
Laddove in genere, davanti allo specchio del bagno di un locale, ci si passa una mano per disciplinare la capigliatura, loro se la arruffano quanto più possibile.
Luci e ombre:
La conseguenza di avere giornate molto brevi durante l’inverno non è solo quella tonalità calda che la luce dà al paesaggio, ma anche il fatto che ai piedi di ognuno per strada ci siano affascinante ombre lunghissime e affusolate.
L’alcool
La passione dei giovani (e non solo) per l’alcool è un tema che una parte della popolazione considera un problema preoccupante.
Lo sappiamo, l’Irlanda è il paese della birra: si entra nel pub a metà pomeriggio e si beve fino a sera.
Ma questa cosiddetta “abitudine culturale”, qualunque sia la sua origine, può forse darsi che abbia perso lungo la strada il suo senso originale per diventare semplicemente un grosso problema e un pessimo esempio per i giovani, ancor più che da noi?
L’accento
Alcuni derriani ti chiedono: “Se devi imparare l’inglese, che ci fai a Derry?”, mentre altri sostengono che ci siano accenti molto peggiori del loro, a cominciare a quello di Belfast, passando per Dublino fino allo scozzese.
Molti di loro non si rendono conto di quanto sia difficile per uno straniero comprenderli: se gli dici che fatici a capirli, danno per scontato che il motivo sia la velocità con cui parlano.
In realtà, oltre a mangiarsi le parole, quello che fanno è proprio cambiare i suoni delle lettere.
Italians
Ho sempre creduto di avere un nome semplice, normale, facile da pronunciare.
Bè, non e’ così: se i derriani sono incuriositi o in difficoltà a dirlo per la prima volta, francesi e spagnoli proprio non ce la fanno a non chiamarmi Lùcia (cioè il maschile di Lucio).
Un’altra cosa che ignoravo è quanto il nostro modo di gesticolare sia unico.
Ok, gli italiani gesticolano un sacco, più di chiunque altro e ora me ne rendo conto molto meglio di prima (ma come fanno gli altri a tenere le mani così ferme mentre parlano?!?) ma una serie di gesti che avrei detto universali sono invece profondamente italiani e sconosciuti al resto del mondo.
Uguali e contrari
Si guida a sinistra, le barrette di cioccolato sono ovunque, le maniglie si chiudono come si dovrebbero aprire e viceversa, le patatine hanno dei gusti assurdi (roast chicken, barbecue roastbeef, cheese and onion, salt and vinegar, ecc…), il pangrattato come lo intendiamo noi non esiste, le medicine costano nulla e le sigarette un sacco, i rubinetti caldo e freddo sono separati (maledetti) e invece di comprare delle scarpe adatte alla neve, la gente preferisce mettersi i calzini sopra le scarpe normali, così come sgommare per strada (o spingere in caso di difficoltà) piuttosto che mettere le catene.